Pastori e pecore in Valsusa

Da ieri o poco più tutti i giornalisti si stanno concentrando sul dialogo, o meglio monologo, tra un attivista NO TAV e un carabiniere, avvenuto in Valsusa.

In tale situazione l’attivista dà della “pecorella” al militare incitandolo a sparargli addosso; il carabiniere è rimasto in silenzio: impassibile, schierato a difendere il posto eseguendo alla lettera l’ordine che gli era stato dato e per questo ha ricevuto un encomio.

Do per scontato che il NO TAV ha sbagliato perché non bisogna mai incitare alla violenza, anche se rivolta contro noi stessi, perché così si vanifica tutto il lavoro pacifico e pacifista che ha fatto il movimento in questi anni, anche perché noi NO TAV siamo i primi a criticare i provocatori esterni. Inoltre ho notato con piacere che il carabiniere ha fatto il suo dovere e ha svolto il suo compito egregiamente. L’encomio che ha ricevuto per questo fatto, invece, non mi sembra eccessivo: mi sembra surreale.

L’encomio dato al carabiniere è stato motivato col fatto che “ha svolto il suo lavoro e non ha reagito alle provocazioni.” Cosa vuol dire scusate? Vorrebbe dire che sapevano che gli atri avrebbero reagito violentemente? Questo lo trovo assurdo. E’ la dimostrazione che stanno spostando “teste calde” per farle scontrare con altre teste calde: vogliono, a parer mio, sfruttare ogni piccola scintilla per additare tutti i manifestanti come violenti, mettendo in risalto una minoranza infinitesimale, rispetto ad un grande movimento pacifico.

Avrebbero potuto sfruttare l’accaduto per dimostrare che le forze dell’ordine impiegate sono razionali e sanno fare perfettamente il loro lavoro, senza usare la forza se non in occasioni strettamente necessarie, invece hanno dimostrato che c’è un qualcosa dietro: le persone che vengono mandate in Valsusa come “tutori dell’ordine” in realtà non sono tutti li per fare quello.