Reflex e coscienza

Sabato faccio la mia solita passeggiata al Balôn quando tra le varie bancarelle, più o meno arrabattate, scorgo una cosa abbastanza accattivante: lì, bella bella, su una scatola di cartone giace una Nikon 3000D, tranquilla e brillante nella sua custodia di pelle…

Preso dall’estasi del fotografo che si sente tale solo grazie alla sua reflex digitale, mi avvicino per osservarla: intatta. Usata a malapena un paio di volte. L’accendo, funziona. Obiettivo perfetto, sul monitor nemmeno un graffio. Chiedo il prezzo e…SBAM! Mi sento dire che per poco più di cento euro posso portarmela a casa.

Sono entusiasta… La macchina mi serviva sia per lavoro sia per diletto, sorrido, guardo il venditore, lo ringrazio, la poso e vado via, sereno. Ho lasciato lì l’oggetto del mio desiderio ad un prezzo super accessibile: in quei tre secondi che sono trascorsi tra la mia domanda e la sua risposta mi sono detto che non volevo far parte di quel mercato d’affari degli oggetti rubati, perché così avrei partecipato indirettamente al furto ai danni di un poveretto, che tra l’altro sarei potuto anche essere io.

So che questo è un sentimento comune a molti di voi, né c’era bisogno di scriverlo su un blog, ma visto che il mio è molto scarno ho pensato di rinfoltirlo un po’.

Vi saluto continuando a fare foto con la mia Yashica da 59 euro e 90.